Tu lo sai per chi lavori?

Lavorare è importante, ma è ancora più importante sapere per chi si lavora e con quali obiettivi. 

L’operaio “Cipputi” del vignettista Altan non esiste più. Tutti aspirano a guadagnare di più e a frequentare un ambiente di lavoro dalla socialità positiva, eppure quanta gente incontro che non sa per chi lavora e quando questo aspetto è noto ignorano se l’azienda va bene, se le regole del lavoro sono rispettate e quali rischi non evidenti si nascondono nel perdurare del rapporto lavorativo. La solidità dell’azienda e la sua capacità di far fronte ai rischi del mercato è sovente sconosciuta ai lavoratori. Mi capita non di rado incontrare operai che non sanno quale contratto collettivo di lavoro gli venga applicato per produrre il propio cedolino paga.

In un mondo del lavoro sempre più complesso dove la fiducia fra datori di lavoro e lavoratori è sempre più sottile, succede sovente che chi parla bene governa aziende o settori aziendali, esprimendo positività propedeutica al buon clima interno, ma non corrispondente alla reale necessità di informazione e coinvolgimento soprattutto se ci sono difficoltà nella gestione.

Coseva da moltissimi anni organizza più di venti incontri all’anno con gruppi di lavoratori, composti da circa 15 operai cadauno. Nell’ultimo decennio questa iniziativa ha preso il nome di “ Insieme. Per crescere” e di anno in anno aggiorniamo gli argomenti trattati. Sono incontri che vedono delle parti fisse di istruzione e informazione sulla sicurezza sul lavoro (statistiche sugli infortuni e analisi critica su quelli accaduti), sul bilancio civile (spiegazione semplice e rappresentazione di voci specifiche del bilancio), macro elementi sui risultati aggiornati della cooperativa e convenzioni a vantaggio dei soci. 

Gli incontri vedono la metà del tempo dedicato alla socializzazione attraverso un gioco di squadra, ogni anno diverso, elaborato al nostro interno e caratterizzato per lo sviluppo di spirito di gruppo, collaborazione fra colleghi e raggiungimento di obiettivi comuni. Finale in pizzeria, fianco a fianco, dirigenti, operai e impiegati. 

Tutto questo nacque molti anni fa dalla considerazione che in una società a proprietà diffusa qual è una cooperativa di lavoro non è sufficiente fare una sola Assemblea dei Soci all’anno quale minimo previsto dalla legge, ma anche dalla volontà del gruppo dirigente di essere presente e “metterci la faccia” negli svariati territori in cui opera la cooperativa e presentarsi anche agli ultimi assunti, fare formazione continua su sicurezza sul lavoro e sulle nozioni di base dei bilanci, il tutto in un contesto di incentivazione dello spirito di gruppo. Sempre pronti a tacere ed ascoltare l’ultimo arrivato. Sempre pronti a fermare tutto per parlare di un problema segnalato sul momento. Sempre pronti a cogliere un’ idea, anche abbozzata, di cambiamento.

La complessità della nostra società e del contesto fanno si che nessun presunto grande manager possa pensare di governare da solo. Ogni dirigente ha bisogno di conoscere il clima, ma soprattutto ha bisogno del contributo di idee più ampio possibile per governare in una condizione di mutamento continuo economico e sociale.

Ogni persona deve saper dove lavora, ma soprattutto per chi lavora e con quali obiettivi. La partecipazione al lavoro passiva e disinteressata fa male all’impresa che non riceve l’apporto giusto di idee per il suo sviluppo e non fa bene ai lavoratori che finiscono per essere dei soggetti scontenti e alienati.

Un proverbio giapponese recita: “se lui lavora per te, tu lavori per lui”.

Lo spirito del popolo giapponese è sicuramente cooperativo. Noi oltre allo spirito ci mettiamo la concretezza dell’essere Cooperativa.

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