L’idea di
cooperazione tra le persone e il principio della mutualità hanno radici in
epoche antiche e non possono essere datati. La “cooperazione” in passato è
stata legata spesso a dottrine teologiche (es. cenni tratti dagli atti degli
apostoli di “distribuzione a ciascuno senza proprietà”), solo all’inizio
del XIX secolo la parola “cooperazione” viene affiancata a ideologie economiche
e non solo religiose.
La rivoluzione
industriale del XVIII secolo, con i suoi ritmi massacranti, portò a un aumento
della povertà e al peggioramento delle condizioni di lavoro (basti pensare che
i turni in fabbrica potevano arrivare anche a 14 ore per gli adulti e 12 ore
per i bambini). Nelle grandi città industriali come Manchester la mortalità
causata da malattie come il vaiolo, il morbillo e la scarlattina era 4 volte
superiore a quella delle campagne circostanti.
Il primo che utilizzò la
parola “cooperazione” fu l’inglese Robert Owen che, sulla scia delle città
utopistiche già citate da Thomas More, immaginava una nuova società fondata su
comunità mutualistiche che avrebbero avuto come obiettivo la felicità di tutti.
È il 1833 e a
Rochdale, un sobborgo industriale di Manchester, un gruppo di lavoratori tessili
apre il primo “negozio cooperativo” che
fallirà, però, nel 1835. A seguito di questo fallimento e alla riflessione
sugli errori commessi il gruppo di Rochdale, anche detti i “probi
pionieri”, riprese in mano l’iniziativa anni dopo. La crisi economica aveva
colpito duramente la comunità di Rochdale: un terzo degli abitanti era rimasto
senza lavoro e il salario dei tessitori era sceso negli ultimi trent’anni di
oltre il 70%. Il 24 ottobre 1844 ,a seguito di riflessioni e dibattiti, 28 soci
fondatori registrarono la loro “società dei probi pionieri”, dando vita
ad uno statuto con obiettivi che ancora oggi sono un punto di riferimento per
le cooperative di tutto il mondo(“assicurare il benessere materiale e
migliorare le condizioni familiari e sociali dei suoi soci; la fabbricazione di
quegli articoli che la società riterrà opportuni per dare lavoro ai soci
disoccupati o per aiutare coloro che soffrono in seguito a ripetute riduzioni
dei loro salari; la società si occuperà di regolare i poteri della produzione,
della distribuzione, dell’educazione e della direzione” solo per citarne
alcuni). Il 21 dicembre del 1844 i cooperatori aprirono il loro primo magazzino
di Rochdale in Toad Lane, vicolo del Rospo, nasceva così la prima “cooperativa
di consumo” al mondo. Chi fosse entrato in quel freddo giorno di dicembre nel
nuovo spaccio avrebbe trovato cinque prodotti in vendita: burro, farina di
grano e di avena, zucchero e candele.
Ci vollero diversi anni ma la
cooperativa di tessitori crebbe aprendo un ulteriore magazzino e assumendo
nuovi soci (un susseguirsi di eventi simile a quello di una certa cooperativa
nata nel 1982 che ebbe bisogno di diversi tentativi falliti per poi trovare la
giusta via per la crescita arrivando oggi ad annoverare quasi 400 soci).
A differenza dei
tentativi falliti degli anni precedenti i cooperatori iniziarono a vendere a
prezzo di mercato e non a prezzo di costo in modo da avere un guadagno più
alto. A fine anno l’utile veniva in parte accantonato per gli investimenti o
per vantaggi collettivi e quel che rimaneva veniva distribuito fra i soci in
base agli acquisti messi in atto da ciascun socio presso la cooperativa
(il ristorno). Questo sistema
fu preso ad esempio e a soli vent’anni di distanza esistevano già 454
cooperative nel Regno Unito.
Chiudo con una citazione dal
libro “La storia dei probi pionieri di Rochdale” di Holyoake George Jacob:« La
loro società fu registrata il 24 ottobre 1844, con la denominazione di Società
dei Probi Pionieri di Rochdale. Per quanto meraviglioso il loro successo, il
loro primo sogno era stato ancora più stupendo, essi avevano sognato di rifare
il mondo» .
LO
SAPEVI CHE…
·
Una
delle prime cooperative costituite in Italia fu proprio in Val Bormida ,dove la
COSEVA lavora da anni. Nella notte di natale del 1856 nasce la società
artistico vetraria di Altare, la prima cooperativa italiana di produzione e
lavoro.
·
Nel
XV secolo ad Altare erano attivi duecento maestri vetrai.
· Bernardo Perotto, nato ad Altare nel 1619, divenne proprietario di una vetreria reale ad Orléans ,in Francia, al servizio del “Re Sole” Luigi XIV