Rispolveriamo un articolo del dicembre 2019 del nostro giornalino aziendale “il Punto”, scritto da Guido Grati - Direttore Operativo Facility Management del CNS (Consorzio Nazionale Servizi). Questo articolo ci aiuta ad anticipare che il prossimo numero di giugno 2021 sarà ricco di interventi esterni, riguardanti il territorio dove opera la nostra cooperativa.
L’articolo di Guido Grati, dal titolo “un retrogusto leggermente amaro”, che riportava come sottotitolo “La COOPERAZIONE, orgogliosamente sul mercato, non cerca una vincita a somma zero” viene qui riportato:
competizióne s. f. [dal lat. tardo competitio -onis (der. di compet?re «competere»), attrav. l’ingl. competition]. – 1. a. Gara, lotta, contrasto fra persone o gruppi che cercano di superarsi, di conquistare un primato e sim.: c. sportive, politiche; entrare in c……
partiamo dalla definizione della Treccani, e già così entriamo non in competizione ma in contrasto con i contenuti della definizione data dalla stessa Enciclopedia.
Come è possibile coniugare il concetto di ”gara, lotta, contrasto tra persone o gruppi che cercano di superarsi” con i presupposti fondanti del movimento cooperativo, che prevedono tutti altri valori tendenti alla solidarietà ed alla partecipazione rappresentativa?
Perché la sensazione forte è quella di sentire il concetto di competizione come un qualcosa che non ci appartiene e quindi ci spaventa?
Dal punto di vista evolutivo, la competizione è assolutamente necessaria ai fini dell’adattamento della specie, mentre da un punto di vista sociale la competizione è stata la spinta a migliorare, conquistando con fatica immane, nel corso dei secoli, riconoscimenti e posizioni che parevano non raggiungibili.
Pensiamo ai primi movimenti di difesa di genere, tipo quello delle suffragette, senza lotta e competizione, con il genere avversario, non sarebbe stato possibile ottenere ad esempio il diritto di voto da parte delle donne.
La competizione, noi cooperatori, la viviamo tutti i giorni, nel confronto con sistemi economico-aziendali che ci vedono assoluti protagonisti, ma sempre con un “retrogusto” di partecipanti alla “contesa”, leggermente amaro, derivante da una evidente sudditanza psicologica, a grandezza variabile a seconda se la nostra realtà è, più o meno inserita in un territorio che vede un tessuto cooperativo sviluppato o marginale.
Io ritengo che la competizione sia assolutamente uno dei “mali necessari” non solo della nostra epoca (noi non siamo speciali…), seppur abbia assunto prevalenza rispetto ad altri valori, ma che come precedentemente espresso abbia rappresentato, anche in passato, uno degli elementi di traino dello sviluppo, in qualunque forma questo si sia manifestato.
La nostra forza, il nostro messaggio, quello che deve sempre essere difeso, anche con le forme più significative di sostegno alle nostre idee, deve essere che noi non temiamo la competizione, e che siamo disposti ad accettare questa sfida, anche nelle forme più accentuate, lottando quotidianamente, non per dimostrare che siamo in grado, come movimento o come singola cooperativa, di essere sul mercato, questo lo abbiamo ampiamente dimostrato e dobbiamo esserne orgogliosi, ma che la nostra lotta è orientata a far si che la competizione sia nel rispetto delle regole, impegnandoci per ottenere che chi si mette fuori dalle regole, come logica conseguenza, deve andare fuori dal mercato.
Questo deve essere il punto di vista che ci deve contraddistinguere e che deve dare, a mio avviso, ad ogni cooperatore, il significato profondo di una prevalenza etica che deve essere il nostro tratto distintivo, la nostra forza.
Per terminare, come emerge dal Dizionario dei sinonimi e dei contrari, risulta che i contrari di Competizione sono appunto Collaborazione, Accordo, Intesa………… che non paiono propriamente termini con una connotazione negativa, ma sono anzi i presupposti necessari per ogni corretta negoziazione o attività che comportino un beneficio per tutte le parti che negoziano.
È questo il tratto distintivo della nostra interpretazione di competizione, al termine del percorso, deve restare tra i contraenti, anche se in misura diversa, la percezione di aver ottenuto un risultato, mentre nella competizione pura, da un lato sta il vincitore e di fronte lo sconfitto.
Troppe volte la competizione pura ha generato, secondo la terminologia della Teoria dei Giochi, una vincita a somma zero, e questo è un gioco che non possiamo, non vogliamo e non possiamo più permetterci di praticare.